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di Ragusa, la cui obedienza sia in augmento, per ars, mandato alla mia Eccellentissima Porta, a fato sapere, che la chiesa antica dei mercanti Ragusei, essistenti nella cita Belgrado nella contrada di Ferhadpascia, che dal tempo della expugnatione abitavano et secondo il loro rito ofitiavano e facevano le loro funtioni, la longeza della qual chiesa e braza 25 et la largheza braza 15, e stata per la volontà di Dio incendiatta, restando solo i muri et essendo impossibile abitarla, conforme il giuridico hogetto, che tengono. Dichiara per haver instatto mio imperial ordine, che sia refabricata, ma con conditione, che non sia al te ... to dal antica fabrica. E per cio comando, capitato che vi sara, obedirete in conformita del presente concesso mio ordine et in questo a fare usarete ogni diligenza per vedere, se e conforme e stato rapresentato cio ie che sia statta incendiata la chiesa e che siano restati solo i muri e loro conforme il hogetto fatto sopra loro, il sudetto loco destrutto lo permetterebbe che sia restaurata si come era l'antico, senza permettere, che sia fatta fabrica magiore della antica. Et se fosse alcuno, che volesse opponersi nel restaurarla conforme l'antica fabrica, lo impedirete con non permetere per fin d'ingordigia o sotto l'altro pretesto siano molestati et travagliati, non alterando l'antica fabrica; ne meno permet erette, che niuno contra la nobil giustitia et imperial comandamento si ostini, et in questa a fare operarete, che non sia fatto missione d' altro comandamento. Cosi saprete prestando fede al imperial segnio, scrito nela cita d' Andrinopoli sotto l'ultimi della luna di Rebiúlevel l'anno 1086 (ultimo di Giugno 1675).

Овај званични пријепис из турскога изворника налази се исписан у знаменитоме извјештају Маројице Кабоге о његовом посланству у ЈеДрену год. 1675, (Аркив Гучетићев), O коме Ке бити обилна говора у 11. књизи овога дјела.

XIII

Прошња Џива Мар. Растића, изабранога за поклисара код Високе Порте, од 20. Новембра 1571., у којој моли Сенат да би га опростио посланства.

Supplicatio Ioannis Mar. de Restis.

Illustrissimi Signori.

Io ho sempre mai anteposto il servitio della mia patria alle facoltà et alla vita mia, conoscendo esser cosi il debito d'ogni buon figliuolo di VV. SS. Illme et il medesimo farei adesso andando all' Ambascieria di Constantinopoli alla quale è piaciuto loro di eleggermi, ma certamente conosco che la mia partenza dalla città cagionerebbe grandissimo danno, non dico a me et agli miei negozii (de' quali come ho detto faccio poco conto purchè potessi servirle) ma alla mia famigliuola, havendo quatro figliuoli maschi et due femine, et la moglie ammalata graveinente, la malattia della quale secundo li ordini et l'usanze di VV. SS. Illme è bastante per fare havere luogo alla mia scusa appresso di loro; oltre che considerata la età di essi miei figliuoli, che il maggiore non arriva a sette anni, sono bene degni di trovar compassione nell' animi di VV. SS. Illme perchè quando avvenisse qualche male a me, tutto si convertirebbe in loro con totale rovina della casa nostra.

Et pure sapendo che le SS. VV. Illme vogliono essere servite et che cosi facilmente non sarei escusato, s' io non proponessi qualche modo perchè et loro possero servite, et io anche accomodato, vengo a dirle che ho, come sanno benissimo, S. Andrea mio fratello in Sofia, huomo della medesima età che sono io, pratico delle cose dei Turchi, introdotto nelle corti loro, delle quali io non ho alcuna pratica et gentilhuomo da dare buon conto di sè, di tutti quei negocii che le passeranno per mani; onde le priego et supplico con le lagrime agli occhi che si degnino accettarlo per Ambassatore in luogo mio, il quale sono certissimo che meglio di me sodisfarà a VV. SS. Illme. Ma perchè potrebbe nascere qualche difficoltà nelle menti loro intorno alla essattione dei cambi di Novo Bazzaro et di Scopia, et per mandare gli denari contanti di qui a Sofia,

come fù fatto l'anno passato, et per gli denari contanti et gli cambi di Novo Bazzaro, mi obligo a VV. SS. Illme di ricevergli qui et provederli in Sofia a mio risico et sopra di me, anche con pleggieria sufficiente se non vorranno credere a me solo, di modo che le SS. VV. Illme siano servite diligentemente senza alcun danno, risico, o pericolo del Comune; questa gratia Illmi SSri non sarà se non beneficio a questa città, perchè come ho detto S. Andrea mio fratello è più pratico et più sufficiente di me, et alla mia povera famigliola sarà di grandissima consolatione, la quale di continuo si come sempre per il passato ha fatto, preghera N. Sre Dio per la loro conservatione: et se a VV. SS. Illme paresse circa il mandare per gli denari contanti fino a Sofia et per riscotere gli cambi di Novo Bazzaro di elegger un gentilhuomo a spese mie, o di fare in qualche altro modo, secundo che Dio le inspirasse, mi contento di tutto quello che si risolveranno di fare.

Ова прошња би уважена у сједници 20. новембра са 21 гласом против 12 (incerti 3) како се види у књизи Cons. Rog. 1570—1572. Држ. Аркив) из које је исписана.

XIV

Наручба Паладину Гундулићу и Паладину Лукаревићу, поклисарима Републике к Султану Мехмеду ІII. год. 1458.

Из књ. «Lettere e Commissioni df Levante 1448—1488.» Дубр. Држ. Аркив.

Commissione ai Magnifici Signori Palladino de Gondola e Palladino de Luccari, Ambasciatori presso il Sultano Maometto II° nel 1458

Lettere di Commissioni di Levante 1448-1488. Ch. 190-194.

Commissio data per palladino de Gondola et per palladino de Lucharis ituris Ambass. ad magnum Turchum.

A. 1458.

Rector de Ragusi cum el suo Consiglio et del Pregato alli Nobili et savij S. palladin Marino de Gondola et S. palladin Pietro di Luchari eletti andar Ambassadori al grande Imperador Turcho diletti cittadini nostri salute.

Comettemove che cum lo nome della sancta et individua trinità zoe padre figliolo et spirito sancto, et del glorioso martire miss. Scto Biasio protector et confalonier nostro dobiate andar per quella via ad voy parera piu habile et piu secura, dove sentireti esser lo Imperador turcho. Et se nel cavalchar vostro schontrarete Cherzech, over sel ditto cherzech non vi sera fora della vostra via piu che una zornata, over cercha, voltaretive a luy: et salutandolo per parte del Rettor et zentilhomini et presentandoli la lettera de credenza, vi allegrarete cum luy prima della sanita et bon stato suo, et delli soi figlioli, et delle madone, poy similiter vi allegrarete cum luy per la sanita la qual misser domenedio ha concesso alla Città nostra liberandola de questa crudel epidemia. Apresso li direti como voy andate al grande signor Imperador turcho Ambassadori per parte del Rettor et zentilhomeni. Et chel mandar vostro si e spezialmente per le persuasion desso signor cherzech et di altri amisi nostri et per tanto lo pregarete che attento che luy ne ha indutto ad questo..

et che luy e uno delli nostri zentilhomini et lo primo et piu honorato de tuti che li piaza recomendarne ad quelli sta piu..... della porta ad bono et votivo spazamento como havemo speranza in luy. Et se per caso el ditto S. Cherzech vi domandasse la caxon della vostra andata zoe quello che andate per impetrar alla porta, direti che voy andati cum certi doni al grande Signor per interceder, et obtegnir la francheza alli mercadanti nostri per poter liberamente pratichar nel paese del detto grande Signor. Ma sel ditto S. Cherzech vi domandara se voy ve voltarete ad voyvoda Exebech, direte che non ve voltareti al ditto voyvoda sel non sera fora della via. Et questo perchè al messo vostro il qual fo alla porta per lo salvacondutto fo comesso che andando li vostri Ambassadori alla porta dovesseno domandar homini ad Exebech per schorta et per lor segurta della via: Di piu direti al detto Cherzech: La Signoria vostra sa che havete per piu letere avisato el Rettor et zentilhomini che debiano retegnir li merchadanti et non lassarli vegnir ne passar per lo vostro paese, et questo per lo Comandamento ad voy fatto per lo Imperador ad zo che ad voy et alli merchadanti non seguita danno, hora como vedeti noy andiamo al ditto Imperador per aconzar li fatti nostri che dixe la Signoria vostra? pos

siamono scriver che li merchadanti siano lassati vegnir per lo vostro paese et de quello chel ve respondra et de altro che parlaroti con luy ne avisaroti per vostra letera per el corer ve havemo dato. Apresso el ditto cherzech stareti uno zorno. Et poy cum nome de dio ve metterati ad prosequir la vostra via et andarati ad Exebech se 1 non sera fora della via piu che una zornata over circa, non siando luy cum hoste fora del lor paese, et zonzendo a luy lo salutareti con quello debito modo che se conviene per parte del Rettor et zentilhomini et presenterete la letera de credenza, poi li direti che noy ve mandamo allo grande Signor per aconzar li fatti nostri como luy ne ha confortato et che haveti comandamento da noy de voltarve ad esso per pregarlo che ve daga schorta et guida de li soi homini ed de piu che 1 voglia recommandar voy et li fatti nostri alii soi amisi alla porta et egualmente ad bassa Angelovich, como per soa bonta el ne ha promesso, et como speremo nella soa benignita et amor che I ne porta.

Da poi cum lo nome de dio seguerete el vostro camino apresso la porta et quando approximareti della, dareti prima a saper a Chapia bassa della venuta vostra azo che ve sia dato l'albergo segondo usanza della corte et dareti opera di andar al conspetto de bassa Angelovich, et presantaretili la letera di credenza che alluy se dreza per parte della Signoria nostra, et fatto che haverete el saluto, segondo se conviene quando el ve prestara audientia voi li direte ordinatamente cum questo modo et forma.

Illustre et Excelso Signor, per lo amor che porta la S. V. alli zentilhomini Signori di Ragusa, et alli lor merchadanti, et qual amor hanno compreso per molti segni veramente essi zentilhomini singular devotione et reverentia portano verso la vostra Excelentia et in segno di zo cum gran..., et speranza hano comandato ad noy soi Ambassadori, che dobiamo far rechapito alla S. V. azo che mediante lo conseglio, favor, et aiuto della vostra clementia possamo pratichar et concluder bon accordo con lo Signor grande Imperador et mediante la intercessione vostra aquistar la gratia del detto grande S. Imperador: et honorarlo segundo la nostra pichula facultade et possanza della nostra povera Citta. Si che pregamo la Excelsa S. V. se degni adoprarse in questo, et darne modo seguro et tempo, de andar al conspetto dal detto grande

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