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corte. Fatto ciò, passarono da sotto la cuba li accenati 2 Casascheri ed entrati nell' Impli stanze e bagiata la terra avanti il Regio Trono, ritornarono a di dietro passo e ritornò similmte fatta l'istessa funzione, l' Aga de Giannizzeri (il quale sempre oggi si è tratenuto alla porta del 2o cortile con li Colonelli in testi degli accenati gianizzeri) passarono poi di sotto la cuba i visiri di Cuba e si fermarono nelle regie stanze; l' ultimo si portò il Sup. V che pure ivi si fermò. Dopo ciò fùi introdotto all' Imperiale udienza il Sig" Garienti Internunzio Cesareo col Sig" Salmon Residte. Sortiti loro fossimo introdotti noi con li nostri Dragomani Barca e Lucich. Tutti 4 venivamo sorretti da 2 capici basci per uno, anzi il Cadriaga Capici Bascia, venuto con noi, fece il possibile d' introdur o me o il Sig" Resti, ma fù con suo rossore dagli altri respinto. Entrati nelle prime porte sino alle porte della stanza ov'era il G. Sign., caminassimo sopra il strato di raso cremese ricamato e fiori d'oro; sulle porte pendeva un smisurato pezzo di smeraldo. Entrassimo nella stanza delle udienze, la qual' era coperta tutta con veluto cremese ricamato con oro a rilievo, molto superbo; le mura erano coperte con drappo d'oro e richissimi ricami. Intorno a tutta la stanza cuscini di veluto ricamati con oro; in un angolo della stanza era per trono a guisa d'un gran letto col suo baldachino, le frange del quale erano mazzi di perle e mazzi di fili d' oro con in cima pietre preziose. Il detto letto ossia trono, era coperto con veluto cremese ricamato con perle, et i cuscini intorno al trono pure di veluto cremese ricamato con perle. In mezzo dalla banda del trono sedeva il Gran Signore posando i piedi sopra due gradini di ricamo d'oro ed era vestito con una cabaniza di brocato bianco, fodrata con zibellino; gli alamari che coprivano tutto il petto ed i bottoni della cabaniza erano di diamanti, aveva in testa l' Imperiale pennacchio con superbissimo giojello di diamanti et alla mano manca teneva l'anello, quel famoso diamante di Costantino. Gli stava sul trono a mano manca il calamajo ben grande, tempestato di diamanti ed a man dritta, sopra un cuscino, la sabla con il cingolo, l' un e l'altro tempestato con diamanti; a mano manca verso il muro, stavano altri 3 pernacchi con loro giojelli molto superbi. Il soffitto della stanza era tutto indorato; sopra una finestra in faccia al Gran Signore

pendevano 3 fiocchi o siano mazzi di perle. La cominata era coperta con velluto, ricamato con perle. Insomma tutta la stanza era oro perle e diamanti. Entrati noi dentro, portati, come s'e detto, dalli Capici Basci e fatta avanti il trono ove posava il GS. la solita riverenza, il Sig" Resti disse l'orazione, che fù detta poi in lingua turca dal Sig' Nicolò Mauro Cordati primo Interprete della Porta, la qual finita, ritornassimo indietro, e lasciatici i Capici Basci ove ci presero, ritornassimo pel detto secondo cortile colla nostra corte e montassimo a cavallo ove avevamo smontato la mattina. I Giannizzeri et ogni uno, trovati la mattina nel 2° Cortile, stava a suo luogo; il primo poi cortile fu cosi pieno di popolo, che appena si poteva passare con tuto il signore che facevano i Divan Causci a cavallo nel farci strada. Trovassimo pure in detto primo cortile a cavallo gli Sig" Nuntio e Residente e posti e noi e loro nei luoghi destinatici dai ceremonisti cominciarono ad uscire i giannizzeri a due a due dal primo cortile, portando sulle spalle le borse dateli per paga la mattina. Venne poi un torrente di detti giannizzeri con i loro odabasci e di sicuro con tutto il correre che faceva il torrente di Giannizzeri vi fù un hora intiera sinchè sortirono tutti. Sorti poi l'agha dei Gianizzeri con numerosa corte preceduto dai Colonelli; dopo questi sortirono gli altri che dissimo avere avuto la paga; sortirono dopo questi i Visiri di Cube colle loro corti, vidi le Capici Basci colla loro servitù e ad ultimo sorti il Supremo visir con corte numerosa. Li cavalli di tutti erano ben adornati e la qualità dei Cavalli s immagini chi lege la relazione. Passato il Supremo Vesir incominciarono gli Cesarei Ministri con loro treno ed indi noi con marcia più numerosa della mattina, essendoci sopragiunti due altri Divan Causci, 6 Capigi 2 Ciehadari di Musur Aga con li 6 che avevamo Causci. La mattina tutti ci facevano largo perchè non ci affogassero sin anche a Cavallo, tanto nel detto cortile, come nella piazza avanti l'Imperiale Palazzo e per la strada ove si ritornava, essendo stato numero indiredibile di gente a piedi, e a cavallo, gran quantità di donne a piedi et in carrozza e, come ci fù detto, l' istesso GS. ad una torre del giardino stava nel Chafes. Con questa marcia vestiti noi e la nostra corte di caftani, seguitamo gl' Imperiali Ministri sino fuori della Bachci Chapi ove loro entrarono in Caichi e noi cosi appa

rati pontificalmente tornammo a casa a cavallo, ove in vece di riposare, bisognava contrastar per le mancie con i Turchi che ci accompagnarono i quali tutti licenziati, venne la Tambulhana del G. S. la quale pure licenziassimo; et in tanto il Sig" Mauro Cordati ci mandò a felicitare del buon trattamento havuto nel divano.

XIX

Писмо Султана Мустафе III. Републици Дубровачкој од 29. Октобра 1757. којим јавља смрт Султана Османа III. и своје ступање на пријесто.

Gloriosi tra i Prencipi Cristiani, conspicui tra i Primati della Nazione di Messia il Rettore li SSri et altri principali Comandanti di Ragusa

che il loro fine termini in bene.

Come vi sarà pervenuto questo glorioso Imperial mio segno vi sia noto, che il glorioso mio cugino fù Gran Signore Sultan Osman Han, che sopra di lui sia la divina misericordia e perdono, avendo in questi giorni assaggiata la tazza amara dela morte; e per divini voleri, ed infiniti suoi favori e grazie ab eterno destinate, giusta lo splendore della regia mia abilità e natural dispositione ed il lume dell' equità che risplende nella reale felicissima mia fronte, e riluce nel Sovrano augusto mio Intendimento, ed interno, essendo pervenuto per eredità alla Nobilissima mia Persona il vicendevole tempo del felice Sovrano Dominio col consenso de' gran Visiri, coll' unanime accordo di raguardevoli Leggisti e con universale ubbidienza di tutti i nobili e plebei in questo corente anno 1171 li 16 del mese di Sefer giorno fausto di Domenica con prosperità, gloria e grandezza è seguita per merito la felice mia esaltatione al Trono del Sovrano Imperio del mondo e fattasi l'orazione col Nome mio; dippiù s'è nobilitata ed insignita la moneta che si batte col nobile mio Nome, e si sono resi conspicui e decorati gli ordini ed i regii · Comandamenti coll' Imple felice mio Tura onde per publi

care e divołgare per tufto il mio custodito Imperio e specialmente nel dominio di Ragusa questo gran dono e si sublime benefizio di Dio, è uscito questo mio nobile Comandamento e fù mandato col N. N. al giungervi di cui per essere in maniera suespressa seguita la felice mia. Esaltazione al Trono dell' Imperio del Mondo ed alla fortunata soglia dominatrice delle Terre la pubblicarete e paleserete a tutti del Paese di Ragusa facendo fare diverse feste e dimostrando la grande allegrezza e giubilo. A tal motivo dunque è emanato il Nobile mio Sovrano Fermano ed ho imposto che al pervenirvi operiate come sopra s' è detto a tenore d'esso Comandamento degno di totalo ubbidienza cosi sappiate e prestiate credito all' Imperial mia marca.

Scritto in Constantinopoli sulla metà del mese Sefer Egira 1171.

Службени италијански пријевод из књиге: »Capitolazioni, Fermani e Comandamenti dal 1757 al 1790 у Држ. Аркиву, Изворник турски у Цар. Архиву у Бечу.

XX

Емри т. ј. заповијест Султана Мустафе III од год. 1773. заповједницима и кадијама на путу од Дубровника до Цариграда да штите Дубровачке поклисаре који полазе

с данком Високој Порти.

Comandamento del Sultano Mustafà III. diretto alli Cadi e Comandanti che si trovano per strada dal confine Raguseo sin a Constantinopoli alli guardiani delle Fortezze, alli Neferi, Comandanti, Emini delle Scale ed alli Primati del Paese.

Al pervenire dell' Imperiale Diploma vi sia noto che uno dei nobili di Ragusa residente alla Felice Porta, inclito fra i Primati della Nazione di Messia, Antonio Gozze, che il di lui fine termini in bene, mandando un sigillato memoriale alla Regia mia staffa, mi fece inteso, qualmente

essendosi approssimato il tempo da sortire e mandarsi secondo il consueto il Tributo all' inclita mia Constantinopoli per parte del Rettore e Consiglieri di Ragusa, voi sudditi facciate allogiare nei luoghi sicuri e custoditi l' Ambasciatore che viene col denaro del detto Tributo ed il Dragomano assieme con gli altri omini di suo seguito in qualunque luogo di vostro comando e giurisdizione perverrà e che di notte tempo lo muniate come si deve di guardiani e che li facciate comprare col proprio denaro le necessarie vettovaglie dai venditori a prezzo corrente; e che non facciate ingerirsi nè vessare nè molestare il detto Ambasciatore contro le Regie Capitolazioni dai Harci con richiesta del Tributo e da verun altro sotto alcun pretesto; e che per maggior sicurezza del detto Ambasciatore dobbiate in viaggio assegnare a canto suo una sufficiente quantità di nomini armati e valenti i quali li serviranno di difesa; e che proteggendolo e difendolo lo mandiate sano e salvo l' uno all' altro, usando somma diligenza, attenzione ed impegnio perchè venga ad essere spedito all' inclita mia Constantinopoli; ed acciò secondo il solito a motivo di dilazione ed induggio e della vostra trascuraggine e negligenza non si apporti alcun danno, o pregiudizio al denaro del detto Tributo, il detto Ambasciatore mi ha pregato d' un nobile Comandamento ed ho imposto che al pervenirvi si operi e proceda in maniera soprascritta, guardandovi al sommo dal contrario, ed operando a tenore del contento di questo mio alto Firmano degno da prestarli si tutta l' ubbidienza ed ossequio, cosi sappiate e prestiate credito all' Imperiale mio segno.

Scritto in Constantinopoli sul principio del mese Gemari al evel Egira 1186 Era V. 1773.

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Италијански пријевод у књизи Capitolazioni, Fermani ecc, dal 1757 al 1790» Бр. 45. Стр. 67. Држав. Архив. Турски изворник у Царском Архиву у Бечу.

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